Diamo a Cesare…

Neppure i più ottimisti si sarebbero aspettati alla pausa di ottobre la Fiorentina sola in testa alla classifica ed è giusto oggi sottolineare la bravura del tecnico portoghese Paulo Sousa, fra l’altro alla sua prima esperienza in Italia. Come in ogni società, però, è bene analizzare tutta la catena del valore, per cercare di identificare in modo oggettivo i meriti per i risultati raggiunti. Ecco allora qual è la mia analisi:

• Paulo Sousa ha potuto avviare il suo lavoro su una base di giocatori e su un’idea di gioco consolidata e ben interpretata. E su questo il merito non può che essere di Vincenzo Montella (che invece trovò tabula rasa quando arrivò a Firenze). Da Borja a Badelj, da Gonzalo ad Alonso e Pasqual, fino agli stessi Tomovic e Tatarusanu (senza considerare ovviamente punte e mezze punte), in questa base è imperniata l’idea del palleggio, del non aver paura del pallone, di fare sempre un movimento giusto per aiutare il compagno in possesso palla e fare in modo che tale possesso sia mantenuto, sfruttando il campo in tutta la sua dimensione, facendo fra l’altro muovere e faticare molto gli avversari. Non so se Montella è/sarebbe stato in grado di andare oltre… ma fin qui c’era arrivato alla grande.
• Partendo da questo asset, Paulo Sousa ha voluto lavorare molto sull’intensità (cosa fra l’altro già presente nell’era Montella, anche se a fase alterne) e sulle verticalizzazioni improvvise. Per far questo Sousa ha voluto scegliere alcuni attori importanti (come Vecino, Kalinic, Roncaglia e lo stesso Kuba) e soprattutto sta cercando di lavorare sull’approccio mentale, sempre aggressivo, mai rilassato, di tutti i giocatori, soprattutto quelli che non hanno questo atteggiamento nelle proprie corde. Squadra corta, compatta, aggressiva per recuperare palla e poi ritornare a comandare il gioco, con rotazioni e movimenti continui in campo. Questo il valore aggiunto che sta portando il portoghese.
• Nonostante la riduzione del tetto ingaggi, nonostante alcune situazioni che hanno complicato il lavoro della società viola (o con cui magari si sono complicati le cose da soli) dobbiamo dare atto che la direzione sportiva ed in particolare Pradé ha saputo lavorare mediante programmazione e non solo con l’idea (pericolosa) di un nuovo progetto. Si capisce oggi la scelta di Paulo Sousa come tecnico, la scelta di lasciar andare alcuni giocatori come Aquilani, Pizarro e lo stesso Gomez e di puntare, al tempo stesso, su gente come Alonso, Vecino, Baba, Bernardeschi ed i nuovi Kalinic, Kuba e speriamo anche Mario Suarez. Insomma, la volontà di lavorare in continuità con un gruppo ed un’idea di gioco che aveva comunque ottenuto risultati molto importanti negli anni precedenti.

In questa euforia di massa dico quindi diamo a Cesare quel che è di Cesare, magari ricordandoci questi punti importanti quando avremo invece nuove difficoltà… cose che molti non hanno valutato quando a metà settembre si protestava sui media e sulle gradinate contro la Fiorentina 2015 2016. Non ha senso ora fare la caccia alle streghe, anche se ho apprezzato l’articolo revisionista di Rialti su Violanews. Su questo però vogliamo essere un minimo autoreferenziali, perché certamente anche noi un po’ scettici siamo stati a fine calciomercato, ma ci siamo schierati nettamente contro quel pessimismo cosmico ingiustificato ad inizio di una nuova stagione… come d’altra parte oggi pensiamo di essere obiettivi nel dire che il cammino è ancora lungo e la cosa più bella rimane quello di poterlo vivere insieme alla nostra squadra.