Vittoria amarcord

Dobbiamo subito dire che questo turno di coppa Italia, il primo per i viola, anche se vedeva la Fiorentina favorita contro il Chievo, certo non si presentava come una passeggiata. Prima di tutto perché il Chievo è sempre squadra rognosa allenata da un tecnico bravo. Poi perché questo turno è stato soprattutto di Coppa Mercato, per tutti, per noi forse più di altri: l’affare Kalinic infatti attira l’interesse,la curiosità a volte l’ironia di tutti, ma per noi rimane uno degli elementi di forza; e poi voci presenti e future su quanto vale e quanto varrà Bernardeschi, le prime luci su Chiesa, Badelj costantemente avvicinato a Roma, Inter, Milan e per non farci mancare niente l’acquisto del portiere che si concretizza nel pre-partita. Dobbiamo aggiungere infine che questa partita era di fatto per noi la prima gara dopo una sosta invernale di 20 giorni. Potremmo chiudere dicendo quindi che bene o male l’abbiamo vinta, alla fine l’abbiamo anche abbastanza meritata e siamo contenti di andarci a giocare i quarti a Napoli, dove le sfide inizieranno ad avere davvero altri sapori. Mi piaceva però etichettarla come vittoria amarcord: prima di tutto perché per forza maggiore me la sono sentita alla radio con la cronaca del buon Guetta come accadeva tanti anni fa. Poi perché la partita aveva quel sapore di anni 70, in una sfida in cui noi eravamo un pochino meglio e forse più interessati a vincere, ma con gli equilibri sempre abbastanza precari in campo: poi capita che sei in superiorità numerica e allora pensi che si possa sbloccare, ma poi arriva la sciocchezza di uno come Zarate, che non aveva neppure demeritato, ma che rimette tutto in discussione. E allora, prendi il palo, sfiori il gol, ma poco dopo il Chievo ha un’occasione clamorosa che il 90% degli atttaccanti di serie A non avrebbe fallito. E’ qui che capisci che la Fiorentina scesa in campo ha poche idee e confuse, un gioco che scorre poco, un po’ di buona volontà e soprattutto tanta Fede… si la fede che magari Federico Chiesa, ma soprattutto il nostro 10, Federico Bernardeschi inventi qualcosa: una punizione, una giocata, un tiro, qualcosa che ci faccia uscire dall’empasse… già proprio quando questa fede negli anni 70 era riposta nel nostro 10. C’è da dire che a quel tempo Antognoni cantava e portava la croce per 11 ragazzi che nemmeno sognavano la carriera e soprattutto i soldi che stanno facendo i giocatori viola di oggi. La differenza sta forse che al tempo avevamo degli allenatori che cercavano davvero di resposanbilizzare e caricare al massimo quei ragazzi dai piedi non sempre eccelsi, ma dalla grinta indiscutibile. Oggi abbiamo un tecnico stimato da tanti, ma che spesso non riesce a dare un’anima a questa squadra… e allora alla fine ci pensa proprio Bernardeschi, con un guizzo ed il coraggio di battere e segnare un rigore al 92, facendo risparmiare a tutti i supplementari e al suo tecnico un’altra dose di pesanti critiche. E allora ringrazio il nostro 10 non solo per il gol, ma per averci regalato anche questa vittoria amarcord.