Ripartiamo da una delle poche certezze: la prossima estate staremo a vedere cosa combinano ai mondiali in Russia Brasile, Spagna, Argentina, Germania e anche la Corea, il Giappone, l’Iran e addirittura il Panama. Come italiano e come amante del calcio, questa cosa dispiace molto e devo dire anche mi rattrista. Ed è assolutamente giusto parlare di fallimento sportivo e fallimento anche organizzativo. Non è però un dramma economico e direi neppure culturale per il sistema l’Italia… lo è invece per il sistema calcio soprattutto italiano su cui tanti investono perché tantissimi pagano (i tifosi), pochi ci guadagnano e pochissimi e soprattutto sempre gli stessi vincono. A livello di squadre club funziona benissimo, a livello di nazionali come abbiamo visto può fallire.
Staremo a vedere allora se sappiamo imparare dalla nostra storia: abbiamo vinto un bellissimo mondiale nell’82 perché mentre il mondo continuava a vederci come semplici catenacciari , era partito (grazie alla gestione Franchi) da metà anni 70 un movimento basato sulla valorizzazione del calcio giovanile, ma anche sulla formazione di tecnici che guardavano avanti e che da li al mondiale del 98 ci ha visto praticamente quasi sempre protagonisti. I grandi del calcio pensavano che fossimo solo bravi a difenderci, mentre Bearzot in squadra aveva due punte, un’ala pura, due mezzale dai piedi ottimi, un terzino di spinta, insomma un 3-5-2 molto offensivo negli interpreti. Al tempo stesso dovremmo capire che la vittoria del 2006, seppur meritata, nasceva in modo più estemporaneo, con un colpo di coda di un gruppo di calciatori di assoluto valore, nel mezzo però già di una decadenza evidente del calcio italiano. Da qui un’illusione che abbiamo pagato a caro prezzo nei mondiali successivi fino al fallimento appunto della missione russa.
Staremo a vedere se sappiamo quindi imparare dai propri errori. Difficile pensare che la soluzione venga da una Federazione che è stata parte importante del problema. Chi deve controllare allora il controllore? Sicuramente non è facile tirare fuori delle cure certe per risollevare il movimento calcio. Assurdo è additare ora la colpa alle società di calcio che hanno rose piene di stranieri: è inutile come dire che gli stranieri ci rubano il lavoro. E’ solo l’effetto di un problema e non la causa. Dobbiamo semmai farci la domanda: perché stranieri si e italiani no? La risposta a questa domanda penso sia molto semplice: prendo uno straniero quando l’italiano gioca peggio o costa di più. Questi sono i due grandi temi da risolvere, di cui personalmente non ho una soluzione. Ho magari un’idea che alla fine è sempre la stessa: la formazione! Bisogna tornare ad insegnare calcio, ad insegnare la cultura del lavoro, ad insegnare i principi della competizione e l’onore della sconfitta.
Ovviamente scegliere ora il commissario tecnico top è come prendere Hamilton per correre il gran premio con la 600 (quella vera). D’altra parte è l’unica cosa che può saper fare (con i nostri soldi) una Federazione guidata da Tavecchio. Tutto il resto prevede una seria politica dello sport e del calcio in particolare, che non è detto sia oggi nelle corde di questa nazione… staremo a vedere.
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