Francesco, ancora una volta pubblico io il tuo pezzo, quando ti deciderai a cominciare a scrivere direttamente te nel blog? Avremmo pensato a raccogliere i tuoi pezzi sotto il nome di “Sovrappensieri viola”, che ne pensi?
Sovrappensieri viola sono distrazioni, bricciche buttate lì per ricordare o non pensare
all’immediato…
«Perché noi del football siamo tanti e siamo soli». Questa citazione, che da sola ci farebbe a lungo filosofeggiare tristemente, si trova nel libro Azzurro tenebra del giornalista e scrittore istriano ma torinese d’adozione, Giovanni Arpino. Il libro è, a detta degli appassionati del genere, sicuramente uno dei migliori tra quelli che parlano di calcio o che comunque prendono spunto dal fùtbol. Si narra l’esperienza infelice della nazionale italiana in Germania nel 1974 e si dà voce ai protagonisti di allora che, seppure riconoscibili, sono mascherati con appellativi vari, lo Zio, il Golden Boy, il Bomber, il Vecio, lo stesso Arp e così via. È l’unico libro del genere sportivo che io abbia letto e devo dire che mantiene il fascino di un calcio sospeso tra una concezione antica del gioco e l’affacciarsi all’orizzonte di nuove figure di giocatori che diverranno le star system di oggi.
L’Arpino era juventino… ma non è di questo che voglio parlare.
Devo dire che non sono un’amante della letteratura di calcio e tanto meno di quella sportiva in generale. Quando le gesta di un calciatore o di una squadra diventano mitologia mi annoio subito, mentre usare il fùtbol come metafora della vita mi lascia allo stesso modo perplesso. Eppure sono stati molti gli scrittori e i poeti che la domenica appendevano la vestaglia degli ispirati pensatori e si agitavano anonimi tra la folla negli spalti o con l’orecchio alla radiolina in Tutto il calcio minuto per minuto. Allora appunto si era «tanti» ma anche «soli» a farsi divorare dal tifo. Oggi – per lo meno credo usi fare ancora così dato che ho abolito certi programmi televisivi – lo scrittore può addirittura commentare la partita come fosse un vero intenditore o avesse maggiori capacità interpretative. Penso a Bevilacqua, che guarda caso è un tifoso del Parma perché nativo di Parma, o il Mughini che è juventino semplicemente perché è antipatico e forse non è neppure uno scrittore. Ma non devo tirare in ballo sempre l’Antipatica alla fine di ogni paragrafo.
In una ormai confusa vita precedente, ho fatto il commesso in una grande libreria e ho ancora vivo il ricordo del Direttore che, quando ci si avvicinava ad un Mondiale, un Europeo o forse anche l’inizio di campionato, curava una vetrina con tutti i romanzi di calcio più famosi. Noi dipendenti rimanevamo stupiti dalla grande competenza del Capo che per il resto dell’anno non dava a vedere il minimo interesse per il calcio giocato. Ho sempre pensato che in realtà fosse interista con quella spocchia milanese e la superiorità dell’arrivato. Ma i peggiori erano gli assidui e onnivori lettori dei romanzi di calcio. Innanzitutto «non tifavano mai per nessuna squadra» al massimo Cagliari o Lecce, erano innamorati della «poesia del calcio» e guardavano le partite senza l’audio per non ascoltare «le banalità dei commenti». Ora non che su quest’ultimo punto non avessero le loro valide ragioni, ma al fondo c’era sempre la puzzetta sotto il naso dell’intellettuale. In tutta onestà devo dire che non sono mai riuscito a scorgere in nessuno di loro la «fede viola», perché il tifoso viola nel bene e nel male è un po’ fondamentalista e vuole sentire parlare solo della Fiorentina e poi perché vedevo in loro dei gobbi camuffati.
Quando i libri si devono vendere alla fine non se ne legge mica tanti. La libreria è un negozio dove si entra la mattina alle nove e si esce la sera alle sette e mezza… quando va bene… e il tempo per leggere è poco. Diffido infatti dei librai che sembrano aver letto tutto. Tuttavia le occasioni di vedere cose scritte più disparate ne hai tante e una volta trovai una poesia in un libro, di cui non ricordo il titolo, che copiai a penna su una carta qualsiasi. Ancora oggi la tengo nascosta come una reliquia e la tiro fuori due volte l’anno. L’autore è Silvio Ramat poeta e saggista.
Prima di trascriverla alcune precisazioni sulle date. Ramat è nato il 2 ottobre a Firenze e la poesia porta la data del 1° ottobre 1988: ho pensato che il poeta si fosse fatto un regalo per il suo compleanno, forse espresse un desiderio da realizzarsi. Per la cronaca il 1° ottobre del 1988 il campionato non era ancora iniziato e la prima si giocò il 9 di ottobre a Milano subendo, noi viola, un rovinoso 4-0 dal Milan di Sacchi e di Virdis, che ci fece una tripletta. Il Milan si vendicò evidentemente dello 0-2 che aveva subito a San Siro sul finire della partita ad opera di un certo Diaz e di un altrettanto certo Baggio l’anno precedente, sempre alle prime battute del campionato.
È certo quindi che il Ramat dal suo Olimpo abbia fantasticato nello scrivere questi versi. D’altronde l’ultima partita era stata giocata al Comunale Vittorio Pozzo di Torino contro una squadra del posto e la Fiorentina aveva imposto uno sparagnino 1 – 2 con un certo Baggio e un altrettanto certo Di Chiara, loro avevano marcato con un rigore, tanto per non smentirsi.
Domenica all’epilogo. Nel buio
peccatori e peccati si rinnegano.
Si recidono le ultime ombre.
Invettive, livori
meno che un’eco. Deboli
E per pura mania si propagano
angelici ululati oltre i cavalca-
via. La sirena poliziesca. E
guardando come si può in fondo al niente
sembra che il tempo scherzi, riproduca
se stesso e la mia infanzia
in una delle sue paci, abbrunate
Anche dopo una gloria e una vittoria.*
Nel tedio del tardo pomeriggio,
dentro i confini di casa, scadevano
gli acuti del mio tifo, scolorivano
i due punti in classifica.
chi è in testa? Non mi raccapezzo. E appena
m’incammino verso un punto più fosco,
uno sfrascare d’attardato, un pianto
che io solo conosco. L’invincibile
mio avversario di allora. Si dispera
stretto nei panni di piccoli ultrà:
Ma oggi
spazza umiliato il suolo
la fastosa bandiera bianconera.
1° ottobre 1988
* “gloria… vittoria” si riferisce ovviamente allo storico Inno della Fiorentina
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