Mi voglio associare al riconoscimento di David Guetta verso Cristiano Ronaldo, perché sono uno di quelli che negli anni si è dovuto ricredere sulla figura di questo calciatore. Dodici anni fa, al suo primo europeo, giocato fra l’altro proprio in Portogallo, mi sembrò un calciatore sicuramente dalle grandi doti tecniche e fisiche, ma con grandi lacune dal punto di vista della disciplina tattica ed anche umana. Non è che l’ho seguito assiduamente poi negli anni, però ha iniziato puntualmente a mettersi in evidenza in un percorso di crescita che l’ha visto protagonista assoluto in due campionati diversi come quello inglese e quello spagnolo e soprattutto nella Champions League, che ha saputo tener testa alla classe cristallina (ed alla potenza mediatica) del nuovo Maradona, che ha comunque lottato sempre per ridare al Portogallo quello che aveva perso in quella finale incredibile con la Grecia e che nessuno dei suoi predecessori illustri era riuscito a regalare alla gente lusitana. Sarà stata questa sua continua necessità di dimostrare qualcosa a qualcuno e la sua voglia comunque di non arrendersi mai, che lo hanno maturato come uomo e come calciatore e tutta questa storia si è concentrata ieri in due momenti topici: le lacrime a fiumi al momento dell’uscita dal campo e la grinta e la gioia con cui ha condotto i suoi dalla linea di bordo campo fino ad alzare la coppa. Dopo questa doppia avventura dell’estate 2016 in terra Europea e Americana, Cristiano Ronaldo vince su distacco sul rivale di sempre Messi e (spero davvero) ci evita di veder assegnare il pallone d’oro a gente (leggi Pogba, Griezman) sicuramente dal futuro promettente, ma che hanno ancora tutto da dimostrare. Con piacere faccio oggi il meu repensar su Cristiano Ronaldo ed i complimenti al Portogallo, che alla fine ci ha rifatto vivere un po’ anche le sensazioni dell’Italia di altri tempi.
Lascia un commento