Flashback

Non so quanti hanno visto la partita ieri sera Genoa-Milan, molti avranno rivisto poi le immagini dell’uscita di Maignan fuori area con ginocchio alzato su Ekuban. Un flashback da brivido ha riportato all’uscita di Martina sul nostro capitano Giancarlo Antognoni, proprio in un Fiorentina-Genoa di 42 anni fa. Questa volta la fortuna ha voluto che la palla abbia rimbalzato più alta ed Ekuban non ha abbassato eccessivamente la testa, altrimenti il colpo di Maignan poteva essere veramente tragico. Fra l’altro il portiere del Milan ha una stazza gigantesca e arrivava con un’inerzia elevata, essendo intervento fuori area. Oltre a rivivere questo brutto flashback, volevo porre due considerazioni.

La prima è sull’educazione ai portieri. Si insegna fin da piccoli, nelle uscite alte nell’area di porta e dintorni ad alzare il ginocchio. E’ un gesto difensivo e tecnico allo stesso tempo. Capita a volte, però, che venga usato come gesto offensivo, non certo per fare male, almeno si spera tutti, ma per far valere la propria azione di contrasto con gli avversari. Potremmo fare il paragone con l’uso del gomito e delle mani quando si salta di testa. Questo diventa pericolosissimo, specialmente quando le palle contese sono a mezza altezza o poco superiori.

La seconda è il VAR. Chi si ricorda del famoso Fiorentina – Genoa, mentre Antognoni stava andando in emergenza all’ospedale, la partita riprese con un calcio d’angolo, unica cosa che non c’era. Ci doveva essere espulsione e rigore. Ovviamente non c’è nessuna intenzione di mettere sullo stesso piano dramma ed evento sportivo. Ma siccome sempre e sempre di più the show must go on, anche e spercialmente nei casi dove si può perdere lucidità complessiva, il VAR rappresenta un grande strumento per la regolarità delle gare. Ieri sera fra l’altro il VAR ha avuto molto da fare. In particolare sul gol del Milan si discuterà molto. La palla potrebbe aver toccato il braccio, però il VAR ha convalidato perché in nessuna immagine a disposizione c’è evidenza del tocco. Una specie di presunta innocenza.

Sembra a volte esagerato usare certi termini o fare certi paragoni. Ma la missione corretta del VAR è quello di introdurre oggettività dove questa può essere rigorosamente applicata. Come sempre, la trasformazione più complicata è quella culturale. Abbiamo imparato ad accettare la tecnologia goal-nogoal e abbastanza anche il fuorigioco. Però tutti i protagonisti devono capire che c’è in campo un’altra squadra, quella degli arbitri, che ha modo di vedere e rivedere azioni contestate e giudicare non dico a freddo, ma almeno con analisi e condivisione. E magari ogni squadra dovrebbe avere un addetto in panchina a calmare gli animi dei propri giocatori. Ovvero prendere il Maignan di turno, accompagnarlo fuori e spiegargli che non è il caso di protestare. Dobbiamo partire da qui, per poi cercare di gestire al meglio tutti i momenti dove c’è discrezionalità, a iniziare da quelle magari in cui un po’ di oggettività potrebbe essere introdotta. Ho qualche idea e magari ritornerò sul tema.