Paso lento

La Fiorentina ha iniziato questa stagione davvero ad andatura lenta, sia in campo, sia per come muove la classifica. Non ho il coraggio di dire nel “peggiore dei modi”, un po’ perché diamo un occhio anche agli altri, un po’ perché comunque in un modo o nell’altro è riuscita a non perdere. Però anche contro il Venezia abbiamo visto veramente poco. Pochissimo furore agonistico, solo Kouamé, Kean e Dodo dimostrano di avere una marcia in più. Parisi solo a (pochissimi) tratti. Pochissima (cercando di essere ancora buoni) qualità in campo. Difficile fare paragoni, ma il Venezia vale poco e forse più o meno come il Puskas. Altra cosa ovviamente il Parma in questo momento e se n’è accorto anche il Milan. Con il Venezia abbiamo creato qualche occasione, potevamo anche essere un po’ più fortunati. Abbiamo rischiato meno rispetto a Parma e Puskas, anche se nel secondo tempo qualche brivido lo abbiamo avuto. Soprattutto quando è uscito Kouamé e Barak e con Sottil e soprattutto con il flaco Colpani il paso lento è diventato quasi fermo. Dopo l’ora di gioco non ne avevamo più. Complice queste partite ravvicinate, che la lega ci fa il piacere di giocare a oltre 30° e tassi di umidità impossibili. Complice come già detto carichi estivi da smaltire. Però questa squadra va ancora velocemente e pericolosamente in confusione. Tenta la partenza dal basso, ma evidentemente adesso con grande paura e pochissima qualità. E così arriva spesso a fare lanci lunghi inutilizzabili. Per fortuna ci ha messo del suo Kean nel pulire palloni e, devo dire, questa volta anche Kouamé, che oltre al solito agonismo ha messo anche un po’ più di qualità. Come ormai da qualche anno è davvero difficile rinunciare a Kouamé in rosa, quando regna questa incertezza sulla rosa. Beltran di nuovo provato come punta centrale ha di nuovo fatto poco o niente. Le note positive, oltre che dal solito Terracciano, arrivano dai due centrocampisti. In particolare, la prima di Richardson è stata incoraggiante e la coppia con Amrabat potrebbe anche funzionare. Certo, serve almeno un altro titolare sulla mediana, se rimane Amrabat. Per la difesa, Ranieri ha dimostrato di essere in questo momento il più affidabile. Anche qui urge almeno un titolare forte e una buona riserva. Non è chiara la posizione di Parisi. Certo sostituirlo con Kostic non fa entusiamare nessuno. Ci sono poi tutti i residui delle punte esterne fallite nell’era Italiano: Ikoné, Brekalo, Sottil, Barak, a cui si aggiunge Beltran e Kouamé. A questo punto terrei Kouamé, Beltran e Sottil e troverei una punta vera di riserva e magari un altra seconda punta/esterno, giovane, che ha voglia di trovare spazio in serie A, senza minestre riscaldate, giocatori da rilanciare, infortunati da riabilitare. E conoscendo Pradé, magari è la volta buona che arriva Berardi… Di tutti i nomi fatti, in ogni reparto, a parte Casadei già detto, ce n’è solo uno che mi stuzzica un po’ ed è Prati del Cagliari.

3 commenti

  1. Berardi? Altro che minestra riscaldata, è una minestra rancida.

    Ikoné, Brekalo, Sottil, Barak via. Ho fatto il copia incolla. Colpani che si è preso a fare? È osceno ma ormai ce lo teniamo.

    Io vorrei vedere Beltran che gioca da seconda punta accanto a Kean, tanto per fare qualche variazione, dopo due partite hanno già capito tutti come si gioca.

    Sono contento se dici che Parisi ha fatto qualcosa e Kayode deve giocare.

  2. Un pensiero per Sven Goran Eriksson che ci fece sognare insieme alla coppia Baggio-Borgonovo. Ricordo ancora la sorprendente vittoria a Milano ad inizio campionato, il 2-1 alla Giuventus, il gol di Cucchi alla Lazio, il gol di Pruzzo che ci portò in Uefa. Poi scelse di non proseguire con noi ma di lui avrò sempre un bellissimo ricordo.

    • Mi unisco al pensiero per Sven Goran Eriksson, una vicenda davvero anche molto toccante per come l’ha voluta gestire il tecnico svedese. Devo dire che quegli anni sono probabilmente e da un punto di vista strettamente personale i più bui della mia vita da tifoso viola. Stava finendo la mia infanzia/adolescenza e soprattutto finiva l’epoca di Giancarlo Antognoni e quindi un po’ di smarrimento, disaffezione, appesantita anche dalle illusioni/delusioni dell’era Pontello. Il famoso gol di Pruzzo citato da Simone fu proprio quello che riaccese in modo vigoroso la fiamma.
      Sven Goran Eriksson comunque ha rappresentato molto per il calcio italiano e merita un saluto speciale da parte di tutti i tifosi.

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