Alla fine è scoppiato il caso Biraghi, guarda caso anche a pochi giorni dalla sfida contro il Bologna di Italiano. E’ bastato una uscita, fuori luogo, del procuratore e la sfida contro ex tecnico per consentire al popolo viola di versare e riversare veleno, astio o non so bene quale sentimento avverso verso questi due personaggi. Mi ero messo a scrivere un post molto lungo, riportando prima di tutto dati. Poi mi sono reso conto che era abbastanza inutile, anche perché comunque qualche giornalista (serio) l’ha fatto per me. Mi limito allora solo a dire che per quanto mi riguarda, per quello che hanno fatto in questi anni, a Biraghi e Italiano dico grazie e in bocca al lupo. Non voglio e ha forse poco senso focalizzare il dibattito sul bravo o scarso, su meriti o responsabilità, che alla fine rappresenta anche il gusto dell’essere tifoso. La mia attenzione rimane invece sul modo di esprimere questi pareri e giudizi. Abbiamo visto, purtroppo non solo una volta, come Firenze e i tifosi sappiano esprimere sentimenti profondi e incondizionati su persone che hanno avuto eventi avversi importanti, ultimo il nostro Bove. Allo stesso modo, però, c’è questa capacità di scaricare astio, colpe superiori, rabbia, forse frustrazioni su personaggi come Biraghi e Italiano, che hanno diviso i pareri e i giudizi del tifo viola. Due personaggi, però, e di questo io sono sicuro, che dal primo giorno che sono arrivati a Firenze e per il tempo che ci sono stati, hanno fatto il loro meglio per il bene della Fiorentina. E’ stato tanto, poco, medio, si può discutere. C’è però qualcosa evidentemente nella gente di Firenze e di conseguenza nei tifosi fiorentini di radicato, che mira ad arrivare sempre a uno scontro finale, che molto difficilmente si ferma alla riconoscenza, specialmente nel vivo del dibattito. Non è un caso probabilmente che vanto di Firenze è proprio il calcio fiorentino che si basa sullo scontro fisico e violento dei quartieri cittadini. Forse per i tifosi fiorentini non di Firenze, come il sottoscritto, si fa più fatica a capire certi radicalismi. Ma certo non possiamo dire che sono eccezioni. Forse anche per questo ai calciatori, agli allenatori che passano da Firenze, Firenze e i Fiorentini devono entrare nel cuore e nella testa e probabilmente a volte non basta, perché deve valere anche il viceversa. Questo forse di Firenze e vanto e gloria, ma a volte può essere anche una forte limitazione.
Oh Davide, io mi aspettavo qualcosa in più su Biraghi non un pezzo filosofico sul modo con cui i Fiorentini intendono il calcio, forse la vita.
Per me il Biraghi giocatore è stato quello che abbiamo visto tutti in questi anni, abbastanza bene, certo non benissimo, quando c’era da attaccare, abbastanza male, quasi malissimo quando c’era da difendere. Come uomo rimasi abbastanza deluso quando si seppe del tatuaggio che ha sul polpaccio, però a Firenze si è comportato degnamente. Non ho mai capito perché il capitano doveva farlo lui ma ha svolto le funzioni in modo ineccepibile.
Tutto questo fino alla partita con l’Apoel in cui fu abbastanza evidente che colui che era stato il capitano, non solo, che si era lasciato andare ad atteggiamenti da capitano, da porta bandiera, da magnifico messere giocò una partita insulsa e infatti fu sostituito. Lì per lì accettai la tua visione: Biraghi aveva giocato male perché la corsia era stata ostruita da Parisi che non sa fare l’esterno alto.
E invece no, Biraghi dopo sette anni con noi, dopo che è stato capitano, dopo che si è speso in parole belle e anche pesanti, quando arriva il momento di dover fare il gregario, di dover veramente lavorare per la squadra, molla tutto e in che modo. Risulta chiaro quindi che tutti i suoi atteggiamenti negli anni passati non sono stati che di comodo, di opportunismo.
Nessuno avrebbe preteso che rimanesse a fare la riserva ma di certo tutti, o almeno coloro che avevano speso un fiato per incitarlo, avrebbero preteso un uscita dalla Fiorentina rispettosa. Il suo atteggiamento ha messo in evidenza a tutti che i suoi sette anni a Firenze non sono stati altro che sette anni di falsità. Meglio Vlahovic, certamente più onesto.
P.S. Hai fatto bene a metterli insieme.
Il fatto è che si vuole commentare e giudicare i fatti fuori dal campo bisognerebbe conoscere tutti i fatti fuori dal campo e non quello che traspare, magari da una prestazione o da un’uscita. Sono stati i casi in cui si è arrivati ai ferri corti, molti con questa proprietà e comunque non capita solo a Firenze. O ci la caviamo con il solito “sono giovani viziati” e magari sparando nel mucchio ci possiamo anche prendere a volte, ma mi sembra molto limitativo.