Partiamo subito dagli alibucci di questa sconfitta con l’Uruguay che ci manda mestamente 
a casa: in una partita molto fallosa e tesa, in cui l’arbitro ha più volte risparmiato cartellini gialli, il fallo di Marchisio non meritava il rosso e certamente l’espulsione ha cambiato l’inerzia della partita. Il morso di Suarez a Chiellini è la cosa più triste di questo mondiale e la sua espulsione poteva abbattere le speranze dell’Uruguay a 10 minuti dalla fine. Vediamo adesso se la FIFA ha il coraggio di allontanare per un bel po’ Suarez dai campi di calcio non solo per il mondiale ma per ogni competizione ufficiale: questo ragazzo ha problemi seri e ci dispiace molto, ma non possono essere le orecchie e le spalle degli altri giocatori ad attenuarli.
Detto questo, rimane la figuraccia della nostra nazionale a questo mondiale dei mondiali: Marchisio era in difficoltà fin dall’inizio, sempre in ritardo negli interventi, spesso fuori giri, molto lento nelle ripartenze, doveva essere Prandelli a farlo uscire, prima che ci pensasse l’arbitro. Il fatto che Chiellini, oltre ad essere uno che non fa complimenti, tre o quattro volte a gara sia a terra in area che si lamenta non aiuta certo gli arbitri a giudicare con serenità e solo gli arbitri italiani si muovano a compassione. Dopo di che arriviamo alle vere note dolenti: il livello medio dei nostri calciatori, senza acuti, senza giocatori determinanti e questa volta neppure senza sorprese, e l’ostinazione del nostro CT, che probabilmente è arrivato poco sereno a questo mondiale e con incertezze tattiche (forse dovute alla perdita di Montolivo) che purtroppo ha trasmesso alla squadra. Per quanto riguarda il primo aspetto, Pirlo e Buffon non sono stati sufficienti neppure per strappare questo pareggio con l’Uruguay, anche se sono stati quelli a tenerci a galla fino alla fine. Il resto, come detto più volte, è fatto di tanti giocatori di qualità media e quando i nomi che si fanno come alternative non considerate nei 23 da Prandelli sono molti, significa che c’è poca materia prima. Guardando allora esclusivamente ai 23 presenti in Brasile, arriviamo alle ostinazioni di Prandelli: la prima riguarda Thiago Motta; in 10, con molti giocatori sulle gambe, con l’uscita di Verratti (uno dei migliori) e con Parolo già in campo, perché non mettere Aquilani, che ha corsa, che fa sentire i tacchetti quando c’è bisogno, che alla fine ha anche il tiro? Stesso discorso per Cassano: togli un Immobile ormai sulle gambe e metti un giocatore che non pressa, non va in profondità, con difficoltà viene anche a dare l’appoggio, che in pratica non ha mai giocato come prima punta e tutto questo con la squadra in 10, mentre hai Cerci che con l’Uruguay in avanti e comunque stanco, può sfruttare la corsa, il dribbling, il tiro da fuori.
Prandelli è abbastanza onesto intellettualmente, sa che ha delle responsabilità in questa figuraccia e per questo ha dato le dimissioni, che sinceramente penso debbano essere accettate dalla Federazione, che ha adesso una buona occasione per rifondare il governo del calcio italiano.
Per quanto riguarda invece il livello dei nostri calciatori, la cosa sarà più difficile da risolvere e sicuramente richiederà tempo. Dalle ceneri del Brasile forse l’unica nota lieta è la conferma di Verratti. Il resto se non da cambiare in toto, è da rivedere pesantemente, perché alla fine in campo sono andati i calciatori e nella loro qualità tecnica, fisica, mentale dobbiamo trovare la prima ragione della nostra figuraccia.
Io che Prandelli un po’ lo conosco non mi sorprendo, mi ero più sorpreso agli ultimi europei. E’ una brava persona, ma come allenatore è un grande bluff, il più grosso errore di Corvino.
Le lacune tecniche, tattiche e psicologiche delle squadre allenate da Prandelli a Firenze sono note e in questo mondiale sono apparse più evidenti a causa della mediocrità della rosa che si era portato dietro. Va tutto bene fino a che le cose vanno bene, fino a che le sue squadre giocano serene, quando il fisico regge e riesce ad emergere la tecnica, l’applicazione dello schema, la vicinanza tra i reparti, ma quando serve qualcosa in più, quando serve l’ardore, la grinta, la garra, il coltello tra i denti, il cuore oltre l’ostacolo, le squadre di Prandelli si fermano.
Sono contento che Balotelli, mezzi fisici da campione e cervello di gallina, abbia fatto una figura di merda interplanetaria. Spero, ma non credo, che il calcio italiano metta ai margini tali esempi di negatività. Fanno male a tutti e non portano vantaggi, proprio come Cassano.
Io che amo più il gioco di Montella (e i giocatori) non rinnego Prandelli. Io credo che nella sua storia di allenatore abbia quasi sempre ottenuto il massimo di quello che potevano dare le squadre che gestiva. Ha vinto campionati di serie B a Venezia e Verona, ha ottenuto salvezze insperate a Verona e Parma e persino a Firenze, tenuto conto del valore dei giocatori, arrivare 4 volte in zona Champions (una con penalizzazione) e arrivare agli ottavi contro il Bayern con Gobbi credo sia un buonisimo risultato.
Semmai si può dire che non ha mai vinto. Si può dire che non ha mai allenato una striciata-romana per vincere. E personalmente posso dire che ho avuto spesso dubbi sulle scelte di campo perchè non ne condividevo il criterio.
Però è sempre stato coerente. Si portava i suoi giocatori feticci. Privilegiava i giocatori di fatica e ordinati tatticamente e centellinava i talentuosi.
Questo mondiale invece mi ha stupito per la particolare incoerenza delle scelte. Arrivo persino a pensare che abbia fatto apposta per potersene andare.
Gattaccio Viola
Ciao Gattaccio… il problema sta proprio nella frase che hai detto: “quasi sempre ottenuto il massimo di quello che potevano dare le squadre che gestiva”, che con noi significava lo “scudetto” di Corvino, ovvero il quarto posto, che con l’Italia agli Europei ha significato la finale (persa malamente con la Spagna). Anch’io sono stato un sostenitore di Prandelli e l’ho sempre ritenuto bravo perché otteneva il massimo di quello che poteva ottenere. Piano piano, vedendolo con occhi più distaccati ed in modo forse anche disilluso, forse è solo un altro modo per dire che NON è un vincente (che non necessariamente significa essere un perdente… questi sono altri). Fra l’altro questa cosa mi è apparsa palese vedendo i suoi occhi nella conferenza pre-gara.