Confermo quanto scritto a caldo dopo la partita Italia – Uruguay: l’episodio del morso di Suarez a Chiellini resterà uno dei più tristi di questo mondiale e non solo. Mi aspettavo una pena esemplare per il giocatore del Liverpool ed è arrivata una vera e propria stangata; sicuramente ha un po’ colpito questa specie di daspo, sembrato un po’ eccessivo considerando cosa succede dentro e fuori il calcio internazionale. Ha fatto notizia, fra l’altro, anche l’uscita di Chiellini che giudica severa la pena. Però questo ragazzo è la terza volta che da’ un morso ad un collega, seppur avversario, un gesto violento, in gergo di giustizia sportiva “non convenzionale”, invasivo più dello sputo, il più animalesco fra quelli possibili: la squalifica può essere un po’ lunga, ma sostanzialmente giusta. E faccio molta fatica a comprendere chi in qualche modo cerca di criticare questa decisione, sia che lo faccia in modo fazioso, come la Federazione dell’Uruguay, sia contrattaccando il comportamento poco sportivo di Chiellini, come ho sentito questa sera a Radioblu fare da Pasquale Bruno. E’ vero che Chiellini ha in campo un atteggiamento molto discutibile, spesso rude nel suo modo di giocare, talvolta maliziosamente violento e comunque più volte nel corso di una gara, a terra simulando chissà quali interventi da parte degli avversari. E’ successo anche contro l’Uruguay, sia per i contatti con Cavani, sia per quelli con Suarez. Un atteggiamento brutto per un professionista, spesso non tollerato in campo internazionale, un po’ assecondato in Italia. Brutta forse anche la scena di calarsi la maglietta (ma il morso questa volta l’ha preso davvero). E mentre nella favola Disney la Bella ritrova il principe nascosto nella bestia, in questo mondiale il brutto ha tirato di nuovo fuori la bestia nascosta in questo ragazzo, che in campo è sicuramente un signor giocatore, ma che ha evidentemente gravi problemi personali da risolvere. Certo non sarà una favola da raccontare ai bimbi, ma questa storia del brutto e la bestia ha sicuramente una morale su dove può portare la mancanza di fair play, il non rispetto degli avversari e la mancanza di un equilibrio che ogni sportivo deve trovare prima di tutto come uomo.
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