Il grande Freddo

Ad inizio campionato il settimanale della gazzetta aveva in copertina le caricature dei maggiori bomber di serie A, identificando ciascuno con un soprannome di battaglia: l’Apache, il pepita, il Nino, il Faraone… e rimasi un po’ sorpreso dalla definizione data a Mario Gomez: il freddo. Certo, noi fiorentini sappiamo ancora molto poco di questo giocatore, ma quella definizione mi sembrava, e mi sembra tuttora, poco azzeccata: Gomez ha subito fisicamente, ma ha subito anche psicologicamente. Per associazioni di idee mi è venuto in mente invece il grande freddo che si è creato piano piano fra il tifo viola e questo giocatore: presentato direttamente da Andrea Della Valle davanti a 30 mila persone, in un caldo luglio, in uno stadio euforico e incandescente, a distanza di 15 mesi quel calore si è piano piano disperso fra tempi di recupero allungati, ricadute inaspettate, comunicazioni sbagliate. Ieri finalmente Gomez è ritornato in campo, per pochi minuti: ha provato una conclusione dal limite, innocua, è inciampato nel pallone, forse per colpa del campo, su un assist invitante di Babacar. Certo l’entusiasmo non è alle stelle. Montella ha detto però che ha visto molto bene il giocatore in allenamento; personalmente penso che la coppia Mario-Babacar abbia i mezzi per mettere molta pressione sulle difese avversarie, dando anche più respiro a Cuadrado e ai centrocampisti viola E visto che continua la maledizione degli infortuni (un grosso in bocca al lupo al nostro Bernardeschi), penso che valga la pena ispirarsi proprio al famoso film, dimenticando per ora i grandi sogni, le grandi aspettative del luglio 2013, per stringersi intorno alla squadra: la fiducia incondizionata è finita, ma adesso più che mai la Fiorentina in difficoltà avrà bisogno di un Gomez determinato e determinante, adesso più che mai c’è bisogno di uscire dal grande freddo e scaldare di nuovo questa storia fra il tedesco e Firenze.