Aggrappati

Per la seconda volta consecutiva la Fiorentina vince uno a zero con un gol al 90-esimo di Kalinic: per certi versi una partita fotocopia, anche se c’è da dire che a Crotone la Fiorentina ha avuto più occasioni nitide rispetto a domenica scorsa (2/3 abbastanza clamorose per Kalinic) e al tempo stesso ha rischiato sicuramente meno. Rimane invece il fatto che, nonostante un dominio costante, la squadra viola non riesce ad incidere, ad essere determinata e cattiva per chiudere prima le partite. Certo, se il gol venisse sempre al 90-esimo, sarebbe da farci la firma, visto anche le rimonte che abbiamo subito in questa stagione, ma questo ovviamente non è possibile. E allora ogni domenica siamo li, con gli stessi interpreti, gli stessi ruoli sfalsati, lo stesso marchio di fabbrica di una squadra che ha un modo di giocare che crea spesso difficoltà tattiche agli avversari, ma anche tanti problemi a noi stessi. E’ davvero incredibile spiegare e spiegarsi il motivo per cui Sanchez continua a giocare terzino (orma da un paio di mesi ad ogni gara dobbiamo sentire il commento tecnico del tipo: “si vede che non è il suo ruolo”) e perché Tello continua a giocare. Difficile anche spiegarsi perché Saponara, che nella ripresa ha fatto cambiare giri alla squadra viola, non parta titolare. Personalmente non riesco invece a prendermela con Ilicic, che anche nel primo tempo ha dimostrato di essere il giocatore con maggior talento in campo: ma certo non è la sua stagione (ennesimo palo dopo una bella azione), forse Firenze e la Fiorentina non sono proprio la sua collocazione giusta ed è giusto che cambi aria… ma per me rimane un rimpianto. E allora con qualche tentennamento delle squadre davanti, con un po’ di fortuna, con ancora tanti interrogativi, rimaniamo aggrappati con le unghie al treno europeo. Come dicevamo, avevamo davanti 5 partite con squadre che non hanno da chiedere, 5 partite da vincere: per il momento le prime due le abbiamo vinte e allora, pur seguendo la partita in modo distratto, alla fine ho esultato perché siamo li, aggrappati e ancora non precipitati fra gli indifferenti.