Sabato chi c’è!?

Abbiamo passato il turno di Conference fra i primi 8, saltando quindi un turno di scontri diretti. Obiettivo raggiunto, dice Palladino. Fermandosi per un attimo sull’obiettivo, c’erano tre livelli. Quello basso, che prevedeva passaggio del turno, quello alto, che prevedeva di farlo come prima o come seconda del campionatino. Abbiamo raggiunto quello medio, ovvero andare diretti agli ottavi con incognita Chelsea. Andiamo agli ottavi da terzi, quindi in teoria ci sono due squadre più forti di noi. Teoria, appunto. D’altra parte la Fiorentina, come molte italiane, in questa fase fa fatica, soprattutto perché si cerca di spingere molto sul turnover e sullo snaturamento della squadra. Si percepiva un po’ meno negli anni scorsi, perché alla fine fra titolari e riserve non c’era così tanta differenza. E qui veniamo al dunque. La Fiorentina vista ieri sera è una delle più brutte che mi ricordi dal periodo del fallimento. In questa edizione, a parte la goleada della partita precedente, abbiamo più o meno sempre sofferto. Ieri però abbiamo giocato spesso in modo imbarazzante e sofferto fino a 10 minuti dalla fine.

Premesso che questo sarà un tema per Palladino e la società nel prossimo mese, visto appunto che l’obiettivo è stato raggiunto, mi è venuto da scherzarci un po’. La Fiorentina di ieri sera mi ha ricordato le partite estemporanee al campetto di Castelfranco il sabato pomeriggio. In settimana chiedevi in giro, sabato chi c’è!? Perché appunto lo sapevi solo quando arrivavi e si faceva la conta. Più o meno tutti un po’ over (età e/o peso), c’erano tutte le tipologie. L’impostatore, che dalla difesa passeggiando ma pensando di avere piedi super raffinati, voleva dettare il gioco. Il driblatore, che aveva sempre dato una interpretazione tutta sua al gioco del calcio, ovvero il pallone lo tengo io. C’era qualcuno che correva molto, ma aveva davvero litigato con la palla fin da piccolo. Il bomber che non manca mai e l’allenatore in campo, che gioca molto con la bocca, ma corre e rincorre poco. Alla fine ci conoscevamo e a tutto c’era rimedio. Un giorno però arrivò un gruppo di ragazzi stranieri, che arrivavano correndo, che correvano tre volte tanto in partita e che se andavano correndo. Non erano sopraffini, ma il pallone in qualche modo lo tenevano, se non altro con qualche entrata sopra le righe. Ecco il flash che mi è venuto ieri sera. Capitava infatti che l’impostatore impostava alla stessa velocità, ma gli altri ci arrivavano con netto anticipo. E’ capitato più volte a Quarta, ma, cosa preoccupante, è capitato anche a Comuzzo. Stanchezza fisica, mentale, momento di flessione? Il driblomane bene che andasse finiva fuori dal campo con il pallone. Oppure come Ikoné ieri sera, incianpava già al primo dribling. C’era anche il volenteroso con noi. Il Kouamé di turno, che ieri sera però in certe azioni ha fatto quasi tenerezza. Sabato quasi quasi faccio un salto a Castelfranco… voglio vedere chi c’è!

Uscendo dallo scherzo, ci sono un po’ di cose serie da analizzare. Mi ha deluso Richardson. Poteva, doveva essere la sua partita. Abbiamo bisogno di trovare un titolare aggiunto li, e invece è stato di un mollo incredibile. Capisco emergenza, ma tenere Beltran li chiuso a sinistra è davvero uno spreco enorme. Beltran ha bisogno dell’ampiezza del campo intorno a se. In quella zona perde contrasti e palloni pericolosi e comunque viene sempre chiuso da 3/4 giocatori. Mi è sembrato di vedere in difficoltà anche Dodo. La prossima non ci sarà. Vediamo come sta Kayode, di cui avremmo tanto bisogno. A me ha lasciato un po’ interdetto anche Parisi. Dice lo vogliono in tanti. Dobbiamo capire cosa fare con questo ragazzo. In mezzo, con Adli le cose sono andate un po’ meglio, ma non molto meglio. Kean nel bene e nel male ha fatto il centravanti, cosa che è mancata prima del suo ingresso. Alla fine, chi ha fatto maggior figura, oltre al gol, è stato Mandragora.

Per il momento, nonostante infortuni e assenze, Palladino non sembra voler rinunciare al suo 4-2-3-1 un po’ atipico. Vediamo se cambia idea, se si inventa qualcosa o se ci pensa Pradé.