La Fiorentina vince con un po’ di fortuna, ma direi meritamente. Fin dai primi minuti la Fiorentina ha preso subito in mano la partita con uno schema che probabilmente assomiglia molto a quello che aveva in mente Pioli ad inizio stagione, abbandonato per mancanza di tre-quartista di affidamento: con Saponara infatti il tecnico ha trovato il regista avanzato, che spesso si abbassa per scambiarsi con Badelj e così la Fiorentina riesce a fare molto possesso, ad aprire sulle fasce o verticalizzare. E’ vero che nei primi 15 minuti la protagonista è la VAR, ma lo è perché la Fiorentina arriva spesso pericolosamente in area granata. Peccato per il rigore sbagliato di Veretout, peccato per qualche occasione in cui c’è stata poca cattiveria: ecco, la Fiorentina di oggi… diciamo la Fiorentina di ora, gioca con il cuore, la testa e… con poca cattiveria: poca cattiveria nel senso di essere cinica, riuscire ad approfittare della sua superiorità, come quella di oggi contro un Torino in difficoltà, fischiato dal proprio pubblico, un po’ menomato anche dalle assenze. Anche perché poi capita la giocata del giocatore che non ci doveva essere (l’ex Ljajic) ed il gol del bomber che non segnava più come Belotti. Nonostante comunque potesse sembrare che negli ultimi minuti l’inerzia fosse tutta a vantaggio dei granata, la Fiorentina ha ritirato fuori cuore, testa e anche un pizzico di fortuna: dopo due azioni in cui sono stati sbagliati i passaggi finali, alla terza il cross si è stampato nel braccio di Ansaldi e Thereau ha chiuso i conti… già il giocatore entrato in campo per sbagliare tutto quello che poteva sbagliare, ha avuto la freddezza e la bravura di realizzaere il rigore. Chissà cosa penserà Simeone, che sbaglia poco come atteggiamento, come giocate, ma non riesce a trovare il modo per buttarla dentro, un po’ come sta succedendo anche a Chiesa. Molto bene Saponara, Badelj e tutta la difesa. A fasi alterne Veretout, mentre Benassi è in crescita costante.
Ora arriva la pausa, in cui la Fiorentina avrà molte cose su cui riflettere, compreso il fatto che con il cuore, la testa ed un po’ di cattiveria può fornire un finale di campionato nel nome di Davide Astori.
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