Ricchi premi e cotillon

E’ passata un po’ sottotraccia, ma non è sfuggita ai più attenti, la notizia di pochi giorni fa riguardo il fatto che la prossima supercoppa Italiana sarà a 4 squadre. Si disputaterà infatti fra le prime due del campionato e le finaliste di coppa Italia. E soprattutto, si giocherà in Arabia Saudita. Tradotto in linguaggio businesss, 26 milioni da spartirsi. Certo, con la Fiorentina in semifinale di Coppa Italia con la Cremonese, potrebbe sembrare un’ottima notizia. Se è però doveroso essere tifosi fino in fondo quando la nostra squadra è in campo, dovremmo al tempo stesso imparare a esserlo molto meno quando si definiscono le regole del gioco e soprattutto del futuro di questo sport. In nome dei gran soldi delle TV, si sta veramente infangando il principio di Pierre de Coubertin, “l’importante è partecipare”. Principio spesso stravolto, mal interpretato. Lo spirito dello sport è però chiaro e cristallino: è doveroso partecipare con l’intenzione e lo spirito giusto per vincere, pur sapendo che solo uno vincerà. Con il potere delle TV questo principio è stato stravolto. Vincono in diversi, importante è che appartengono alla cerchia di squadre che alzano gli ascolti, a cui le TV poi daranno più soldi. Un circolo vizioso, che sta aumentando sempre di più il gap tra le squadre top e tutte le altre, che sta facendo diventare il calcio sempre più business e sempre meno sport. E uno vorrebbe chiedere quindi alle varie leghe, alla stessa Uefa… dove sta la differenza con l’idea di Superlega? Nell’idea agnellana, alla superlega partecipano solo squadre a invito, che si divideranno la torta dei soldi. Nelle attuali competizioni in teoria si accede con la logica meritocratica, ma di fatto i partecipanti sono divisi fra chi si spartisce ricchi premi e cotillon e chi fa numero… soprattutto numero di partite.

Il calcio oggi ha molti problemi. Però se lo vogliamo salvare, bisogno ritornare ai principi base delle competizioni. Lo so bene che può sembrare anacronistico. Ma è fondamentale ridare valore al merito, cercando di creare più equità possibile nelle competizioni, ma premiando in modo appropriato i vincitori. Se le attuali leghe a tutti i livelli vogliono sopravvivere al prossimo avvento di superleghe private, deve capovolgere i principi di ripartizione dei fondi disponibili. Sono ormai convinto che si deve ritornare alla Coppa Campioni giocata da chi vince i campionati, una Coppa Uefa fra chi ha concorso alla vittoria, coppa delle Coppe per chi vince la coppa di lega, supercoppa fra chi vince le coppe. Questo richiederà sicuramente un abbassamento del giro di soldi. Ma d’altra parte è ormai dimostrato che l’attuale modello immette un sacco di soldi per creare un sacco di debiti. Lasciamo allora alle superleghe, se vorranno esserci, i ricchi premi e cotillon e ritorniamo alla filosopia olimpica dell’oro, argento e bronzo e tanti incoraggiamenti a chi non ce l’ha fatta. Solo così le superleghe avranno dei veri anticorpi, altrimenti fra poco non vedremo più la differenza fra leghe nazionali, gli organismi uefa e le superleghe emergenti.