Corvino aveva lanciato la scommessa, Montella ci ha creduto, ci ha giocato e c’ha vinto. Ed oggi molte squadre europee seguono con grande attenzione Adem Ljajic, che ancora non è un top-player, ma che inizia a dare sensazioni veramente positive. E’ come se stesse piano piano maturando una consapevolezza intorno a questo giocatore su un futuro pieno di grandi soddisfazioni, sia calcistiche sia economiche.
Il paradosso però è che la Fiorentina, che ha comprato ed investito 4 anni sul calciatore, è l’unica che non potrà godere fino in fondo di questo promettente futuro. Anche se non ci sarà un nuovo caso Montolivo, nelle migliore delle ipotesi, il giocatore rinnova con una clausola che comunque sarà inferiore all’attuale valore del giocatore e che potrebbe essere molto inferiore al valore che Ljajic potrà avere il prossimo anno, se avrà una nuova stagione esaltante proprio in maglia viola. In alternativa la Fiorentina deve cedere subito il giocatore con uno sconto che sarà comunque intorno al 50%. Nella peggiore delle ipotesi, si arriva ad un muro contro muro, in cui tutti ci perderanno qualcosa: soldi, un anno di carriera, un anno per consolidare il valore di questo calciatore.
Spesso ci scagliamo contro il cinismo di molti procuratori e di alcuni giocatori. Però questo regolamento su contratti e cartellini dei giocatori è spesso un ancora di salvezza anche per società, magari in difficoltà economiche, come il Milan, che riescono a speculare ai danni di altre che provano ad investire sui giovani e su un modo di agire più aderente al famoso fair play finanziario.
Personalmente il caso Ljajic mi da la consapevolezza che se veramente si vuole aiutare le società a fare un calcio diverso, in cui conta la programmazione, gli investimenti sui giovani, il rigore finanziario, non possono essere lasciate in balia di contratti, che lievitano non appena il calciatore combina qualcosa di buono, senza però nessuna garanzia sull’effettivo valore del cartellino.
Lascia un commento