Lezione d’Italiano

La brutta partita, il brutto risultato e la brutta figura di oggi ci insegnano che negli ultimi mesi del campionato di serie A, marzo, aprile, maggio, non conta tanto il calendario (cosa di cui questa settimana se ne è parlato fino all’esaurimento), ma la condizione fisica, la determinazione nell’ottenere punti e ovviamente la qualità tecnica. Con le prime due spesso le squadre in lotta per la retrocessione si costruiscono la salvezza… ed il Verona se aveva perso meno terreno nel girone di andata ci sarebbe anche riuscita. Aggiungendo anche la terza qualità, le squadre di alta classifica trovano i piazzamenti che contano, come sta facendo la Roma, come in parte sta riuscendo a fare anche l’Inter, che in questo momento sembra più in palla di noi. Tutto questo per dire che il Verona oggi ci ha surclassato in condizione fisica e determinazione ed il punto forse gli sta anche stretto. Noi c’abbiamo messo solo un po’ di qualità nell’azione del gol e poi niente più. Troppo poco per pensare di vincere partite in questa fase della stagione dove i punti pesano come macigni. Il Verona ci ha dato… ha dato a Sousa e ai suoi giocatori, una bella lezione d’Italiano, ci ha fatto vedere come, giunti a nella fase calda, si strappano punti nel campionato di Serie A. La prima lezione è per Sousa che, avendo assenze pesanti come Badelj e (giustamente) Vecino, non può regalare altri giocatori come Kalinic, come ROncaglia, come Gonzalo, come lo stesso Bernardeschi. Va bene la sfortuna di TOmovic, ma oggi, usciti dalle coppe, non è più tempo per sperare di alzare il livello delle seconde linee: ormai è tempo di dare il messaggio giusto a tutti, ovvero che devono giocare i migliori sempre, perché ogni punto perso è un’occasione persa. Oggi forse abbiamo perso definitivamente quella del terzo posto, ma rimane comunque la quarta posizione da difendere. Una lezione dicevamo anche per i giocatori, che spesso hanno cercato leziosismi, per poi essere asfaltati dalla furia agonistica del Verona. L’unico che oggi esce a testa alta è Mati Fernandez, che ha lottato fino alla fine su ogni pallone. Non male neppure la determinazione di Zarate. Tello purtroppo è come il pupazzo della pubblicità Duracell che non aveva le pile giuste: nella ripresa (non è la prima volta) sembra fare tutto senza più energia. Il ragazzo è interessante, ma Sousa deve trovare il modo di mettergli le duracell. Imbarazzante la partita di Babacar (purtroppo stiamo andando verso una stagione davvero sottotono), troppo evanescente quella di Borja Valero. La difesa è stata molto in difficoltà, perché c’era poco filtro a centrocampo, ma Astori non ha demeritato. Bene anche Tata. Berna e sopratutto Kalinic, entrati nella ripresa, hanno provato a far riemergere la Fiorentina e per poco non ci sono riusciti, ma Gollini, portiere ventenne italiano, fuggito dalle giovanili viola 5 anni fa, ha negato la gioia finale. Ormai era scritto che la Fiorentina doveva imbattere in questa lezione d’Italiano. Non ci rimane che vedere se è servita a qualcosa.

1 commento

  1. Purtoppo direi lezione di calcio.

    Se poi oggi l’unico che esce a testa alta è Mati Fernandez siamo al nulla. E infatti, affermare che il bicchiere è già pieno quando siamo a -10 dalla fine, è proprio il segnale che a Firenze ci si accontenta veramente della bella finta fatta a centrocampo e niente più… Purtoppo, o per fortuna, io la vedo diversamente.

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