Sottovoce

Inutile nascondere che sabato è stato un buon giorno per tutti i tifosi fiorentini: vedere entrare in campo Giuseppe Rossi in una partita amichevole, ma vera (diversa sicuramente a quella di qualche settimana fa in America), vederlo muoversi contro calciatori di serie A con il passo, forse un po’ appesantito per la lunga assenza, ma dall’inconfondibile stile del campione, ci ha fatto tirare un grosso sospiro di sollievo ed infuso una gioia che va veramente al di la dell’essere tifosi viola. Firenze ha voglia del calciatore bandiera, cosa che nell’era Della Valle non ha avuto un vero rappresentante: a parte Pasqual, che sta diventando un uomo simbolo più per l’attaccamento che per la qualità di calciatore, a parte i due anni intensi di Toni e dopo il flop Gomez, Firenze muore dalla voglia di incoronare Pepito come uomo simbolo della squadra e della città. Ovviamente tutti i media hanno celebrato con toni più o meno coloriti il rientro in campo di Rossi; al tempo stesso si percepisce come i tifosi siano ancora con il fiato sospeso: la maledizione del pre-campionato dello scorso anno è un ricordo ancora fresco, la paura che ci sia una nuova falsa partenza è sempre molta, l’angoscia che questo ragazzo non possa tornare a sorridere e far divertire nei campi di calcio è sempre viva. Dobbiamo essere consapevoli che il percorso di re-inserimento deve rispettare in modo rigorosso la tabella dei carichi di lavoro e gestire in modo equilibrato la ripresa psico-fisica. I segnali del giocatore sono positivi, il lungo programma riabilitativo della scorsa stagione forse è riuscito a cancellare una precedente gestione probabilmente non impeccabile. Per prima cosa, tutti si devono convincere che Rossi è di nuovo un giocatore normale, che non può spaventarsi difronte ad un campo pesante o ad un avversario aggressivo… se questo avverrà, poi ci penserà lui a dimostrare il resto. Per il momento rimane la gioia nel vederlo entrare, divertirsi e far divertire e quindi, sottovoce, anche noi diciamo: bentornato Pepito.